CREUZE n 21 - Camogli, Curare il paesaggio è progettare lo sviluppo - di Silvia Neonato

La cura del territorio, ligure e non solo, può diventare un progetto di sviluppo? E nel dettaglio: il Piano Urbanistico Comunale di Camogli, il PUC, può essere lo spunto per accrescere la partecipazione dei cittadini e l’attenzione delle Istituzioni all’ambiente e al paesaggio storico e ambientale? Questa erano le domande intorno alla quale l’associazione L’Ochin di Camogli ha organizzato il 24 maggio una giornata di convegno con ospiti italiani e stranieri. Il titolo era ambizioso e riguardava l’intera terra italiana: Territorio e paesaggio: dall’uso alla cura. Il sottotitolo lo abbiamo invece dedicato alla nostra cittadina: Camogli, una città preziosa in attesa del PUC.

L’ambizione era dunque quella di indicare nuovi indirizzi nella gestione dell’ambiente, del territorio e del paesaggio. Ma lo spunto a organizzare la giornata di studi ci era venuta, oltre che dal PUC di Camogli, anche dal lavoro svolto negli scorsi anni sul monte di Portofino dalla Fondazione Fergus-on, composta da studiosi olandesi e italiani che, contando esclusivamente sui propri fondi, hanno prodotto due volumi dedicati alla nostra zona. In sintesi: la Fondazione Fergus-On può essere annoverata tra i rari casi in cui un Ente privato ha finanziato per 15 anni un’attività di ricerca di valore scientifico sulle componenti del paesaggio del Monte di Portofino, secondo i più aggiornati criteri metodologici e senza alcun fine di lucro. Le loro ricerche, tra l’altro, offrono una mole di dati raccolti da esperti di differenti discipline, integrati da studi bibliografici e informazioni su altre regioni mediterranee e alla realizzazione della Carta delle Associazioni Vegetazionali presenti sul Promontorio, dovuta all’attività trentennale di ricerca del botanico dell’Università di Genova, Salvatore Gentile, che ne ha relazionato al convegno. In una fase successiva è stata redatta anche la Carta dell’Ecologia del Paesaggio da parte dell’Istituto Olandese di Alterra, che ha consentito di mappare il territorio secondo livelli più complessi di rappresentazione delle risorse biotiche e abiotiche.

Entrambi questi volumi sono stati donati anche all’Ente Parco di Portofino che purtroppo non ha partecipato al convegno ma che L’Ochin conta di coinvolgere nel futuro, insieme con gli amministratori locali, per condividere questa esperienza straordinaria e le strategie di sviluppo sostenibile nell’area suggerite dagli studiosi della Fondazione Fergus-on. Ne hanno parlato sia l’architetto Severpaolo Tagliasacchi sia il docente olandese di pianificazione territoriale Bas Pedroli, impegnato anche in Alterra, entrambi augurandosi che i loro studi possano essere valutati dalle autorità responsabili in un processo trasparente e partecipativo. Perché appunto, hanno ripetuto i due studiosi, non c’è cura del territorio se non si coinvolgono le associazioni e i singoli che lo abitano.È dunque possibile che la cura del territorio sia anche un fattore di sviluppo. Tutti i relatori ne erano convinti. Il suolo, il paesaggio agricolo, lo spazio rurale e montano, il patrimonio edilizio, un rilancio dell’edilizia sociale e la casa per i residenti, la riqualificazione del fronte mare, la mobilità e l’accessibilità possono essere al centro di nuovi progetti per la pianificazione. Nell’attuale fase di non-crescita, l’obiettivo è almeno mantenere il benessere: la “cura del territorio” diventa una nuova prospettiva per “fare sviluppo” puntando su processi di rigenerazione della città e del territorio. Due docenti dell’Università di Genova, Massimo Quaini, geografo, e Roberto Bobbio, urbanista hanno a loro volta sottolineato come occorra mettere in relazione la partecipazione della cittadinanza con la ricerca scientifica per suggerire alla comunità un nuovo modello di sviluppo rispettoso del patrimonio storico, ambientale e territoriale.

Gerardo Brancucci, geologo dell’Università di Genova e Francesca Neonato, agronoma del Politecnico di Milano, hanno poi segnalato come l’interazione tra uomo e paesaggio abbia dato il via a opere straordinarie come i terrazzamenti ma anche al dissesto idrogeologico: sono state fornite alcune riflessioni e buone pratiche per provare a gestire queste trasformazioni e valorizzare un territorio dalle straordinarie potenzialità. Occorre una gestione oculata del territorio: questa è la vera grande infrastruttura da porre in essere, suggeriva Brancucci. Nella Tavola rotonda pomeridiana si è infine discusso anche del territorio di Camogli e dintorni con i suggerimenti preziosi di due architette, Marta Puppo e Valia Galdi, che hanno indicato priorità, problemi e criticità al Comune e agli amministratori pubblici. Lo stesso hanno fatto Antonio Leverone del Comitato per la tutela del territorio di Camogli e Emanuele Giudice di Italia Nostra.

L’associazione L’Ochin sta lavorando per pubblicare gli atti del Convegno.

Immagine per articolo 1 - Locandina Convegno territorio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Piano Urbanistico Comunale per Camogli

Cosa vuol dire un PUC per Camogli? Significa elaborare un piano che, nell’osservanza delle specifiche disposizioni della Legge Urbanistica Regionale n° 36/94,nonché della Legge Regionale 32/12 sulla V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica), consenta di esaltare le peculiarità del territorio inteso in senso lato e quindi di tutto quanto su di esso si svolge e rispettare le concrete e effettive  esigenze della popolazione al fine di consentire alla stessa migliori condizioni di vita. A tal fine i cittadini devono poter partecipare attivamente e con continuità alla elaborazione del P.U.C. sin dal momento della predisposizione della “descrizione fondativa”, grazie a quanto specificamente stabilito dalla legge regionale nella V.A.S. ai fini di una efficace approntamento della stessa.

Tale descrizione, finalizzata all’individuazione dei conseguenti obiettivi di piano, è costituita da analisi conoscitive e sintesi interpretative di quello che c’è e avviene nell’intero territorio comunale con riferimento al quadro pianificatorio e ai connessi vincoli, nonché dalla verifica dello stato di attuazione  del vigente P.R.G. (Piano Regionale Generale). È questo, nel caso di Camogli, un elemento fondamentale per la redazione del P.U.C. vista la gamma di situazioni presentatesi  nel decennio trascorso  in merito agli interventi previsti dal piano in vigore: si va da quelli rimasti ancora sulla carta, a quelli solo programmati, a altri iniziati e sospesi e in ultimo a quelli realizzati più o meno in conformità con il Piano Regionale Generale. Da notare in particolare come molti di questi hanno a che fare con il tema della mobilità (o quello dei parcheggi) in merito al quale risultano praticamente assenti chiare e fattive iniziative delle Associazioni di Categoria succedutesi negli ultimi anni.

In conclusione si ritiene e si ribadisce che per la migliore elaborazione del P.U.C. sia prioritariamente indispensabile la diretta partecipazione della popolazione alle scelte, attraverso il suo coinvolgimento alla stesura della “descrizione fondativa” e in particolare per i temi più significativi, da sviluppare e risolvere, privilegiando, a esempio,  quello della mobilità essenziale per una concreta e migliore qualità della vita della comunità camogliese.                         


Niente di nuovo dal fronte del Consiglio

di Luisa Felletti (Comitato Tutela del Territorio).

È dalla prima riunione del Consiglio Comunale, insediato il 14 Giugno 2013, che i consiglieri di minoranza (Mario Bellagamba e Agostino Bozzo della lista civica “Patto per Camogli”) chiedono la convocazione dei capigruppo per concordare la frequenza delle riunioni, le modalità di presentazione degli ODG, la possibilità di domandare sospensive nel corso della seduta del Consiglio stesso. La risposta è sempre stata negativa e sin dalla prima seduta l’opposizione ha dovuto sottostare alla personalissima modalità del presidente Pippo Maggioni nel gestire il Consiglio convocandolo a suo piacimento, non  consentendo sospensive per conferenze dei capigruppo, non concedendo la parola “per fatto personale”. In compenso è ferreo circa lo spegnimento e l’accensione dei microfoni, il rispetto del tempo concesso agli interventi, in sostanza zittendo e interrompendo la Minoranza, visto che il resto dei consiglieri si limita ad alzare la mano per votare contro quegli insolenti pignoli oppositori. Costoro, affetti da sindrome democratica, sono arrivati ad autoconvocare il Consiglio Comunale il 19 maggio scorso ma, sorprendentemente, mancava il numero legale: tutti a casa e ci si vede ci si sente prima o poi. I Tre Moschettieri impavidi e sprezzanti del pericolo - si è aggiunto Giovanni Cichero di “Camogli c’è” - hanno occupato l’aula. Ecco il commento del sindaco Francesco Olivari apparso su Levante News online: “Questa autoconvocazione della Minoranza ci è parsa pretestuosa. Hanno scelto di forzare; potevano concordare con l’Ufficio di Presidenza oppure chiedere di convocare la conferenza dei capigruppo. Non sottostiamo a questo modo di fare avendo sempre dato disponibilità alla trattazione degli argomenti”.

All’ODG, oltre alla “stupidaggine” circa la carenza di aule al Nautico e di scale di sicurezza all’Istituto Alberghiero che impedisce l’iscrizione di nuovi studenti - i ragazzi possono “felicemente” andarsene a Sestri Levante - c’era qualche domanda a proposito degli oltre 600.000 euro spesi per la copertura del torrente Alega, un progetto che parte dal 2006 e ha una trama avvincente, fatta di appalti e subappalti, sospensione dei lavori, cambiamenti di normative provinciali, la casetta dei VAB umida come una piscina, l’asfaltatura da rifare e il livello del fondo da alzare di mezzo metro. I tre curiosoni volevano sapere come prosegue il serial, se è vero, come si mormora, che il costo finale supererà gli 800.000 euro per avere 12 posti autobus, la piattaforma per le feste e la casetta della Protezione Civile asciutta. Piantumazione nella scarpata in un secondo tempo, quando le risorse permetteranno di ripristinare un po’ di verde sulla solita colata di cemento. Insomma fesserie. Cocciuti come muli i “Soliti noti tre” hanno subdolamente approfittato del Consiglio Comunale di  lunedì 9 giugno per chiedere una Commissione di controllo in merito, ma la Maggioranza l’ha respinta. Vuole mantenere il finale una sorpresa per i cittadini che del resto stanno pagando profumatamente il biglietto. Prossima convocazione, ha detto il Presidente Pippo Maggioni tra un sms e l’altro, il 7 luglio.


Via di Mezzo nuovo scempio ambientale

di Luisa Felletti (Comitato Tutela del Territorio)

2 Ampliamento  6 Colate di cemento armato e falsi muretti a secco  4 Intreccio di piani stradali

Ecco in queste immagini, che si commentano da sole, la scempio in atto in via Di Mezzo, una delle creuze più belle del paese, tra il Boschetto e Ruta. Da qui il suo nome. Che verrà trasformata da pedonale in carrabile. Ovviamente l’allargamento prevede un bello spiazzo per qualche posto macchina. Come si legge dal cartello il progetto e la direzione lavori sono affidate al geometra Nicolò Ardito. Gli abitanti hanno costituito un consorzio per ottenere la carrabilità di un’antica creuza: le loro case aumenteranno di valore. L’ambiente? Il paesaggio? Chi se ne frega.