Periodico dell'Associazione memorie & progetti

 

 
Progetto Pieve: i doveri dell'Amministrazione Comunale - A cura della redazione - Creuze di Pieve n. 6 Dicembre 2006 Gennaio 2007
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I DOVERI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE NELLA REVISIONE DI UN PIANO URBANISTICO

Dal Settembre del 1997 è in vigore nella nostra Regione la Legge urbanistica regionale n. 36 (LUR) che regola il governo locale del territorio in tutte le sue forme e lo informa a una visione democratica e partecipativa dell’urbanistica. Questa legge non è mai stata applicata nel nostro Comune e, alla luce degli ultimi eventi, non sembra che la si voglia applicare. Dimostriamo perché. Il nostro PRG ha dieci anni di vita ed è stato costruito ed approvato sulla base della vecchia normativa assai meno democratica di quella attuale. Oggi esso deve essere sottoposto alla nuova. Che cosa dice la LUR in materia di revisione del piano comunale (PUC)? L’art. 45 dice che decorsi dieci anni dalla sua approvazione il piano “deve essere verificato in ordine alla sua adeguatezza”. Di tale verifica elenca tutte le prescrizioni quanto ai contenuti e alle forme. La più importante sul piano formale è che il Comune deve provvedere alla verifica con deliberazione consiliare e che “qualora accerti la totale inadeguatezza del piano vigente deve procedere alla formazione di un nuovo piano”, mentre se l’inadeguatezza è considerata parziale si ricorre alle varianti. Nel caso invece di “accertata adeguatezza la deliberazione consiliare deve essere motivata e corredata da una relazione contenente l’illustrazione dello stato di attuazione del piano (…), la stima dei fabbisogni pregressi e futuri (…), l’analisi della situazione socio-economica in atto e delle linee di tendenza delle variabili considerate”; e infine che tale deliberazione e la rispettiva relazione sono soggette alla formalità della pubblicazione nelle forme che consentono ai cittadini di presentare le loro osservazioni.

 

Queste le nuove regole. Non si capisce pertanto che cosa intenda l’attuale Amministrazione quando parla di “aggiornamento” del piano vigente. L’unica forma di revisione parziale è l’adozione di varianti, che tuttavia devono riguardare esclusivamente problemi e strutture di elevato interesse pubblico. Ma, in ogni caso, sia la scelta di considerare il PRG sostanzialmente adeguato, sia quella di rivederlo solo parzialmente deve, argomentate e portate in consiglio comunale e dare adito alle osservazioni dei cittadini. Rimane solo un’altra possibilità: quella di fare un nuovo piano, il PUC, ma di questo finora non si parla. Al cittadino rimane difficile anzi impossibile capire che cosa sia veramente successo. L’Amministrazione, con l’incarico dato ai tecnici Bruno Giontoni, Franca Balletti e Gianni Peruggi, ha inteso avviare la procedura per un nuovo PUC o soltanto “imbellettare” il vecchio piano in vista di qualche variante più o meno di interesse pubblico? Una cosa è certa: nell’un caso e nell’altro si è partiti col piede sbagliato. Quale che sia il senso di tutta la vicenda - e ci piacerebbe che fossero i tecnici incaricati a dircelo - i cittadini devono sapere che cosa perdono se l’amministrazione intende aggirare o svuotare lo spirito più autentico del nuovo modello di pianificazione comunale che la Regione ha sempre ribadito e che Pieve finora non ha conosciuto:

 

“con il nuovo modello ci si prefigge di passare da un piano urbanistico sostanzialmente prescrittivo - costituito da un insieme di regole in genere quantitative di trasformazione puntuale che indicano nel dettaglio come trasformare piuttosto che l’esito complessivo delle trasformazioni - ad un piano fondato su una “descrizione condivisa” della realtà territoriale che come tale:

a) costruisce la descrizione-interpretazione del contesto territoriale nella sua concreta realtà dinamica e nelle sue potenzialità di trasformazione;

b) prefigura - in termini qualitativi e prestazionali - alcuni fondamentali esiti (eventualmente anche puntuali, ma soprattutto generali delle trasformazioni), capaci di conferire coerenza e compatibilità di fondo alle trasformazioni future;

c) individua i processi tramite i quali pervenire, nel concreto, ad esiti compatibili e, cioè, verificati e condivisi (Circolare regionale n. 105068/936 del 23 settembre 1997 per l’applicazione della LUR n. 36).

 

Come si vede, è il percorso che abbiamo indicato e che crediamo che la comunità di Pieve abbia il diritto di vedere applicato, anche se in ritardo di quasi dieci anni. 

numero letture  942 

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