Periodico dell'Associazione memorie & progetti

 

 
DEL PIANO URBANISTICO COMUNALE PROSSIMO VENTURO
imageDa Creuze di Pieve n 5 Settembre 2008




Nell’editoriale del n. 3 di Creuze, gennaio 2008 fra i “buoni propositi” di cui abbiamo accreditato la nuova Amministrazione abbiamo inserito anche il PUC, (il piano urbanistico comunale), che deve sostituire il PRG (il Piano Regolatore Generale) vecchio di oltre 10 anni. A distanza di 8 mesi torniamo su questo punto. Perché? La risposta è in quanto già allora dicevamo: “Il PUC nasce con uno spirito del tutto diverso dal PRG, in quanto prevede il massimo della trasparenza nella scelta degli obiettivi che l’Amministrazione intende dare ai tecnici incaricati e un costante coinvolgimento della popolazione”. Il PUC può rappresentare un punto di svolta per quanti credono in questi valori. Trasparenza delle procedure nei vari passaggi dell’iter (a partire dalla nomina dei tecnici) e coinvolgimento della popolazione nella elaborazione e discussione degli obiettivi sono il minimo che la cittadinanza deve aspettarsi da un’Amministrazione che voglia collocarsi nel solco della Costituzione e della democrazia nata dalla Resistenza.

La partecipazione democratica alle scelte è infatti una conquista che data da allora e che da subito venne estesa anche all’urbanistica che nel nostro Comune è invece materia che in genere rimane chiusa nelle stanze dei tecnici, del Sindaco e della Giunta. Qualche giorno fa, scartabellando fra le carte di un vecchio professore che aveva partecipato alla Resistenza (nelle file cattoliche), ci è capitato sotto gli occhi un numero dell’Unità del 23 marzo 1946. Ci ha colpito un trafi letto nella pagina della cronaca genovese. Sul suo contenuto farebbero bene a riflettere oggi gli amministratori e i tecnici. Ne riportiamo il titolo e il breve testo.

COLLABORAZIONE DELLA CITTADINANZA PER IL PIANO REGOLATORE
L’amministrazione comunale invita tecnici, professionisti e pubblico a esprimere il loro pensiero sui problemi del piano regolatore e ad esporre le loro idee e proposte sia su problemi particolari che in generale sull’aspetto urbanistico di Genova in relazione a problemi ferroviari, industriali, commerciali e turistici ecc. Gli studi potranno essere presentati �" dattilografati �" eventualmente con grafici alla segreteria generale del comune entro il 31 maggio.

Sono passati 62 anni da allora. Siamo più democratici e avanzati oggi? Si direbbe proprio di no. La verità che la storia ci insegna è che la partecipazione o quella che i tecnici chiamano la pianifi cazione partecipata si praticavano quando non esistevano queste parole; oggi, che esistono le parole e che i tecnici e gli amministratori ne fanno un grande uso, il coinvolgimento e la partecipazione non si praticano più. Nell’Italia di Berlusconi vige infatti un altro principio: non disturbare il manovratore! Ovvero: lasciamo lavorare i tecnici che sono così competenti e che vogliono il bene della collettività! Che siano così competenti ci mancano le prove, che vogliano il bene comune è tutto da dimostrare. A noi per ora basta constatare che non esiste una prassi e un principio più lontano dallo spirito della Resistenza e della Costituzione. Nessuno e nulla ci convinceranno ad accettare questo principio. Abbiamo dalla nostra parte la legge: dalla Costituzione alle norme regionali. Aspettiamo perciò con fi ducia di essere presto coinvolti nella costruzione del documento, il PUC, che deve stabilire che cosa dovrà essere Pieve nei prossimi 10 anni. In fondo, non chiediamo più di quanto abbiano avuto i nostri nonni e padri.
A che punto siamo? Dopo il tentativo, compiuto a fi ne legislatura e stornato da Creuze di Pieve e dalla minoranza consigliare, di affi dare agli architetti Franca Balletti, Bruno Giontoni e Gianni Peruggi un incarico non ben precisato di revisione del PRG (cfr. il numero di Creuze, di dic. gennaio 2008), tutto tace, tranne che per un aspetto.A maggio, da Vivi Pieve informa abbiamo infatti saputo che la Giunta ha assegnato all’arch. Peruggi l’incarico di predisporre un nuovo Regolamento Edilizio Comunale.

Che cosa è e a cosa serve questo Regolamento? Perché si è data la precedenza a questo strumento rispetto al PUC? Cominciare dal Regolamento non è po’ come cominciare dalla coda? A queste domande, che ogni cittadino ha il diritto di porsi, l’Amministrazione si è ben guardata dal rispondere e dal dare un minimo di informazione. Intanto: il Regolamento edilizio è importante. Prima del PRG comprendeva addirittura il Piano di fabbricazione ovvero l’indicazione dei limiti di ciascuna zona, la defi nizione dei tipi edilizi e le eventuali “direttrici di espansione” (Legge n. 1150 del 1942). Di fatto, il Regolamento edilizio che il Comune di Pieve si è dato nel 1961 comprendeva anche le direttrici di espansione. I nostri lettori devono sapere che queste direttrici erano assai più assennate di quelle che sono venute dopo. In una prossima pubblicazione ve lo dimostreremo con tutti i dati necessari che smentiscono la prosopopea dei tecnici che sono venuti dopo. In questa sede ci limitiamo a mostrarvi quanto sia ancora condivisibile la premessa fi rmata dal Sindaco Angelo De Camillis il 15 Ottobre 1963:
L’Amministrazione Comunale, con il seguente Regolamento, ha perseguito il fi ne di disciplinare e di armonizzare l’edilizia locale, senza con ciò mortifi carla, a tutela delle bellezze di questo superbo tratto della Riviera ligure, delle tradizioni ambientali e dei sentimenti affettivi che legano alla propria terra la Popolazione.
A rendere ancora più esplicito il messaggio, l’Amministrazione di allora rivolgeva ai cittadini “la più calda raccomandazione affi nché, in sede di progettazione e di esecuzione, oltre all’osservanza delle norme del presente Regolamento, sia posto il più amorevole studio al fi ne di evitare che l’inserimento delle opere stesse in questa terra tanto generosamente favorita dalla Natura, venga a turbarne la dolce armonia”.

Chiediamoci. Quante opere approvate da queste ultime Amministrazioni hanno saputo inserirsi nel paesaggio pievese armoniosamente e nel rispetto di norme che per esempio impongono la tutela del verde pubblico e privato? Fra queste non c’è certamente il progetto che a fi rma dell’arch. Peruggi ha trasformato la piazza S. Michele, il luogo più simbolico e più caro ai Pievesi, nell’arida piattaforma di cemento che fa orrore a tutti. Eppure a questo progettista l’attuale Amministrazione ha affi dato l’incarico di rifare il regolamento edilizio!
Basterebbe questo particolare per misurare tutta la distanza che separa l’attuale Amministrazione da quella di 50 anni fa! Per misurare anche la differenza fra i tecnici che sedevano allora nella Commissione edilizia e che prestarono la loro collaborazione al Regolamento di allora “nell’esclusivo interesse della collettività” e i tecnici che per tre legislature hanno, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, pilotato la Commissione edilizia, interpretato le norme e guidato i Sindaci che si sono succeduti. I nomi di questi tecnici li conosciamo già, li abbiamo appena fatti. In questo quindicennio hanno lavorato molto a Pieve: nella pianifi cazione, nella disciplina paesistica e anche con progetti che li riguardavano più o meno da vicino. Mi pare giusto che ora si riposino un po’ e diano ad altri tecnici la possibilità, come richiede la legge, di valutare obiettivamente la gestione del vecchio PRG, i suoi esiti e insuffi cienze: tutte cose che dobbiamo agli stessi tecnici che ora avrebbero dovuto valutarle e porvi rimedio!

Perché cominciare dal regolamento edilizio e non dal PUC? L’abbiamo già de tto: cominciare dal Regolamento signifi ca cominciare dalla coda. O meglio signifi ca in qualche modo precostituire i risultati fi nali del PUC. Lo dice anche il testo della determinazione o incarico all’arch. Peruggi: “Predisposizione di un nuovo regolamento edilizio comunale da compilarsi sulla base dell’aggiornato quadro legislativo nazionale e regionale in materia, con esplicito raccordo alle disposizioni del PRG vigente e propedeutico alla futura stesura del prossimo PUC”.
Il senso è ben chiaro: raccordandosi alle disposizioni del vecchio PRG, il nuovo Regolamento deve defi nire l’insieme di principi e norme che alla fi ne devono ispirare e rendere operativo un PUC che dovrebbe nascere alla fi ne di un percorso nuovo e di ampio respiro che secondo la Legge urbanistica regionale della Liguria prevede una serie di passaggi anche molto impegnativi per i tecnici e per l’Amministrazione. Con questo atto, che è un atto politico, la Giunta ha voluto affermare la continuità con il vecchio PRG e la vecchia prassi urbanistica, facendo fi nta di non vedere la contraddizione che esiste con “il quadro legislativo nazionale e regionale in materia”. Inizia qui il nostro compito e quello della minoranza. Vigilanza perché non si eluda né la lettera né lo spirito delle leggi che regolano la materia. Il primo passo è quello dell’affi damento dell’incarico. Abbiamo saputo dal Sindaco che verrà fatto con un pubblico concorso. Noi vigileremo affi nché chi si trova in situazione di confl itto di interessi non possa partecipare. Ma non vogliamo neppure possa essere condizionato in maniera scorretta e non prevista dall’ordinamento regionale il lavoro dei tecnici incaricati. È troppo importante che un PUC nasca senza inquinamenti.  

Ma perché è importante? Qualche Pievese, magari fra i più giovani, potrebbe domandarcelo. Non abbiamo diffi coltà a raccontarlo ancora una volta. In una comunità come Pieve i fl ussi economici ovvero i redditi sono in gran parte determinati dalla ricchezza immobiliare, non esistendo grosse attività nel settore commerciale e tanto meno in quello agricolo e industriale. Certo molti lavorano a Genova nel settore impiegatizio o terziario. Ma ciò non toglie che la ricchezza prodotta localmente sia rappresentata dalla valorizzazione del settore immobiliare, come indica anche la residenza di qualifi cati imprenditori del ramo. Non occorre fare complicate inchieste per capire che il vero circuito economico che a Pieve determina tutto il resto è quello che deriva dalla rendita edilizia percepita in forma di affi tti e di ricavi dalla costruzione, ristrutturazione e vendita di nuove unità abitative o anche di box e posti macchina. Attività questa oggi ancor più remunerativa della precedente dati i minori costi e i prezzi alle stelle, come ciascuno può rendersi conto vedendo quanti cantieri di questo genere si sono aperti e ancora si apriranno in questa martoriata Riviera, da Nervi a Camogli.
È ben comprensibile che quando si è costretti a cambiare le regole del gioco, perché le vecchie regole del PRG sono scadute, l’intero settore entra in fi brillazione, gli interessi economici più forti e vicini al potere si mobilitano per ottenere il massimo. Tutti a Pieve sanno che l’ombra minacciosa del nuovo Piano urbanistico ha deciso l’ultima contesa elettorale e ha compattato i più forti interessi immobiliari, locali e non, attorno alla attuale Amministrazione.
L’alternativa era e rimane decisiva e la domanda è sempre la stessa: riuscirà la nuova Amministrazione a fare un PUC per migliorare la vita dell’intera cittadinanza, per difendere il bene comune e conservare insieme al paesaggio anche il valore dei beni particolari (che senza il paesaggio che a costo di molte battaglie si è fi no ad oggi conservato non varrebbero più molto)? Oppure accadrà anche a Pieve ciò che nei mesi scorsi è successo a Recco dove le minacce di nuove colate di cemento sulla collina si sono alternate alle esplosioni di bombe-carta sulla porta del Comune? Ma, sia ben chiaro, non da parte dell’opposizione al PUC che ha usato le stesse “armi” che anche noi continueremo a usare: trasparenza e continua richiesta di democrazia.
Massimo Quaini

numero letture  1328 

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