Periodico dell'Associazione memorie & progetti

 

 
Pensieri aperti sul nostro Camposanto, forse più domande che idee - di Marco Merli - Creuze di Pieve n. 6 Dicembre 2006 Gennaio 2007
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E’ vero, non si può mai dire come stiano le cose. Ma cerchiamo almeno di conoscere e capire. C’è una città invisibile a Pieve, una città fatta di equilibri delicati (pensate, i suoi spazi sono calcolati in decenni!), una città fatta di case, piccole, grandi, famigliari. Una città fortificata e separata dal resto, ma che deve essere accessibile a tutti, con posti auto, con fasce di rispetto - rispetto, la parola si spiega da sola: ad una certa distanza non si può costruire o ampliare le volumetrie - una città così lontana eppure così vicina: il cimitero.

Anche questo è uno spazio, ma rifiutiamo di pensare che sia uno spazio come gli altri. Infatti solo studiando la legge che regolamenta un cimitero si comprende come esso debba essere tutelato e salvaguardato al di sopra di tutto. Pensate: per legge è vietata la speculazione sugli spazi cimiteriali riservati ai nostri cari; è in base alla legge che devi essere sepolto e ancora, lo sapevate?, a tutti spetta il diritto della cerimonia funebre e di essere sepolto. Se non hai soldi interviene l’ente pubblico. Oggi è quasi impossibile edificare un cimitero, è necessario ampliarlo - infatti gli appalti degli enti pubblici sono numerosissimi nel settore dell’edilizia cimiteriale - e, come ci hanno spiegato in Consiglio comunale, è un problema impellente fare in modo che le salme in un cimitero ruotino e occupino poco spazio (sì, come la merce in un supermercato).

La legge cimiteriale nazionale ultimamente è stata variata. Vediamo come dal sito dell’Associazione Cattolici genovese (ne consigliamo la lettura all’indirizzo www.cattolicigenovesi.org, cliccando sull’icona “Difesa della vita” http://www.cattolicigenovesi. org/vita_08.html e  http://www.cattolicigenovesi.org/vita_mar02.html).

Giustamente l’articolista denuncia il fatto che le cose sono cambiate molto, ma tutti sembrano indifferenti. Si parla della possibilità di dispersione delle ceneri o  della possibilità di tenere l’urna cineraria presso i famigliari, del problema della realizzazione dei forni crematori, di creare i cinerari comuni (visto che ora ci sono solo le fosse comuni) del fatto che i famigliari possono decidere la cremazione dopo i dieci anni di sepoltura, anche contro la volontà del defunto. Insomma, dice questo articolo, “va tutto bene ma siamo impreparati”. Solo nel 1963 la chiesa ha abolito il divieto di farsi cremare per i propri fedeli (la posizione di Papa Paolo VI verrà recepita nel Codice di diritto canonico nel 1983). E molti cattolici nel passato, e nel presente, sono ancora lontani dalla pratica della cremazione. E’ un punto di vista, ma dimostra come sia delicata la questione dell’equilibrio di un cimitero: delicata perché riguarda chi non c’è più ma anche • e soprattutto - chi c’è ancora.

I quotidiani ci raccontano fatti di cronaca: a Staglieno le ire dei parenti che non hanno letto il foglietto che diceva che le salme sarebbero state esumate, le salme sono andate direttamente nella fossa comune; la pratica delle  ceneri che sta prendendo campo a Genova, ha raggiunto quasi il 50%, ma fino a poco tempo fa era meno praticata. Per fortuna c’è ancora chi inorridisce di fronte al concetto che i defunti siano una merce il cui valore è dettato dal mercato: già Bari, Torino ed altre città hanno lanciato un attacco contro la speculazione dei cimiteri e hanno fondato un’associazione di Comuni che si sono rifiutati di “fare cassa” speculando sui defunti e contro la privatizzazione del servizio.

Ma veniamo a noi. Il bilancio del 2006 del Comune di Pieve Ligure si regge • e stiamo utilizzando i concetti della delibera approvata da questa Maggioranza  - su due  voci che fanno la parte del leone: quasi il 50% delle risorse necessarie agli investimenti viene dal prestito che la Sangiorgio SpA ha fatto al Comune in previsione delle entrate che le sono state affidate. Ma quasi un altro 50%, pari a circa 100.000 euro, viene dalla vendita di spazi cimiteriali.

A noi è sorta spontanea una domanda: ma se poco tempo fa entravano per la stessa voce 25.000 euro all’anno, come facciamo a passare di colpo a 100.000? Non è prevista un’epidemia, i pievesi sono in salute e ci auguriamo continuino così. E allora? Come è possibile?

Risposta: il Comune di Pieve , tra l’indifferenza dei consiglieri di maggioranza (ma non la nostra) ha investito creando gli ossari/cinerai famigliari. Ha cambiato il regolamento due volte, dimostrando che è la volontà comunale che scrive le regole. E sapete quale è il risultato: se sei cenere puoi rinnovare il tuo posto con 150 euro per altri venti anni. Se sei ossa, lo puoi rinnovare solo se acquisti un ossario famigliare (guarda caso appena costruito) o sei hai un spazio in concessione per 99 anni. Peccato che così i famigliari si trovino a dover spendere anziché 150, almeno dai 3000 ai 5000 euro. Più il resto (trasporti, lapide, ecc…)

Ora sappiamo come si farà a fare 100.000 euro, ma non siamo i soli a dire che non ci piace, e che soprattutto le persone SOLE e di BASSO REDDITO ci rimetteranno. Ancora, in altre parole: è necessario ridurre tutto in cenere. Insomma ma possibile che anche da morti e per i morti dobbiamo affrontare il problema dello spazio?

Ma i conti ora li dobbiamo fare (ahimé) sui morti. Tra ossari e esumazioni (che si dovrebbero fare alla scadenza della concessione e dopo dieci anni - ma a Pieve non è successo) si è insomma deciso di prendere in mano la situazione dopo anni di indifferenze e tutto d’un botto ci sono centinaia di salme che dovranno essere esumate. Centinaia di  famigliari dovranno decidere cosa fare. Eppure c’è indifferenza.

In punta di piedi, vorremmo tanto esserci sbagliati. Ma stiamo molto dispiaciuti per quello che sta avvenendo.

Ancora una cosa. L’ultima.

Qui a Pieve c’è l’hobby di spendere montagne di soldi per tutto, allora cerchiamo i soldi altrove e facciamo in modo che i nostri eventi siano più sobri, ci divertiremo tutti lo stesso, forse di più. Diciamo sì all’ambiente, ma evitiamo di spendere migliaia di euro per premi e fiere, per fantomatici circoli vorticosi, per farci belli senza costrutto. Rinunciamo all’immagine e andiamo alla sostanza delle cose. Facciamo in modo che sulle grandi aree in cui i privati hanno costruito, a fronte della grande ricchezza ricavata diano la giusta ricchezza al Comune e biasimiamo questi amministratori che gli lasciano anche il 30% delle aree che spettano ai cittadini! Però un altro diritto lo hanno rispettato: tutti avrete notato un piccolo avviso stampato che offriva ai Pievesi i nuovi ossari famigliari. Il Camposanto è una città, ma funziona in modo speciale: nella Pieve dei vivi molti se ne vanno, gli affitti si alzano e conviene alzarli e affittare come seconde case. Nell’altra Pieve, al cimitero, i pievesi hanno una prelazione, possono prenotare e avere precedenza. Ma attenti, se non lo fate subito (dopo l’avviso del 25 settembre del Comune) perdete la precedenza! Poi l’offerta va a tutti, residenti e non residenti. Il mercato si amplia e sappiate che abbiamo delle ottime tariffe (come ci hanno detto in Consiglio comunale). Sarà più facile raggiungere il budget!

Sono domande, sono idee. Come vorremo che i cittadini di Pieve dicano a questi amministratori: risparmiate, pretendete quello che è di tutti. Ma fate in modo che a Pieve i morti siano tutti uguali. Potete dirglielo, scriverglielo, ma - in punta di piedi - vi chiediamo almeno a questo di non restare indifferenti.

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