Periodico dell'Associazione memorie & progetti

 

 
Pieve un paese da vivere - di Carla Scarsi - Creuze di Pieve n. 6 - Dicembre 2006 Gennaio 2007
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Pieve un paese da vivere

Marco Merli: perché in politica?

Se per politica si intende il partecipare volontariamente a strutture che prendono decisioni per la collettività, la mia esperienza a Pieve è nuova, ma non è stata la prima. Da quando avevo 25 anni partecipo alla vita di associazioni che rappresentano l’artigianato e la piccola impresa a livello genovese, poi ligure, poi ancora nazionale. A questo aggiungo la partecipazione a commissioni particolari, come quella provinciale sul lavoro sommerso o all’impegno presso la Camera di Commercio di Genova e l’UnionCamere ligure. Ho dato vita a comitati di difesa contro speculazioni edilizie nella zona di Marassi che volevano allontanare famiglie, imprese e centinaia di lavoratori. Ho fatto volontariato in tutti questi anni in associazioni nel campo del disagio e degli handicap, creando corsi di formazione o semplicemente aiutando le strutture a comunicare all’esterno le loro attività.

Certamente Pieve è stata una casualità (perché non mi aspettavo di essere invitato a guidare la lista Vivi Pieve nel 2004), ma è stata anche una grande, enorme opportunità che la vita mi ha dato. Vivere quest’esperienza ascoltando le persone, mediando fra le varie esigenze e soprattutto vivendo in prima persona come padre di famiglia tutti i problemi comuni, i problemi che essere cittadino comporta, è stata un’esperienza preziosa ed un arricchimento personale.

Nel mio lavoro ho spesso elaborato campagne elettorali per conto di terzi, ma è stato essenziale essere in gioco in prima persona, con difficoltà oggettive anche molto forti. Pieve è un Comune particolare, molto frammentato, tanto geograficamente quanto socialmente. L’opposizione praticamente non esisteva e c’era uno strapotere politico e amministrativo illimitato, accettato purtroppo nella mentalità di tanti cittadini.

E’ stato sorprendente vedere come i Pievesi mi abbiano votato ed apprezzato, e non so come esprimere il giusto ringraziamento a quei tanti che ci hanno aiutato nel quotidiano, segnalando i problemi, dandoci consigli ed indicazioni, esprimendo una domanda alla quale abbiamo risposto con tutte le nostre forze. E che ci ha fatto radicare più di tanti discorsi.

Quest’esperienza è positiva al di là dei risultati elettorali presenti e futuri,  anche perché ho sentito la responsabilità di poter contribuire alla costruzione ad un futuro collettivo diverso, poter proporre una figura di amministratore dedicato alla collettività, al servizio della comunità.

Che cos’è il lavoro della minoranza?

Nei piccoli Comuni si pensa: “ha senso solo se vinci, se perdi non conti niente” e quindi dovresti startene lì in Consiglio Comunale aspettando che passi la legislatura, perché tutto quello che fai è inutile e anche se voti contro le cose vengono approvate lo stesso.

Invece noi della lista Vivi Pieve abbiamo toccato con mano il fatto che studiando i regolamenti, le pratiche, chiedendo le informazioni, non solo ti puoi sentire molto utile, ma si dà un senso al tuo agire, la minoranza ha una ragione di essere, e ha un’utilità in primis per i cittadini.

In che senso?

Al di là del fatto che una maggioranza ha ovviamente i numeri per approvare qualunque provvedimento, non è però assolutamente assodato che i suoi provvedimenti siano le scelte più giuste per i cittadini. Governare, fare politica, significa operare delle scelte, siamo nel campo delle alternative, e la minoranza ha una forte possibilità di verificare le scelte e di offrire alternative. Vivi Pieve ha dimostrato questo nel dibattito, con le interpellanze e con i suoi interventi.

Dopo 10 e passa anni senza alcuna opposizione, l’azione di governo si fossilizza, tende all’arroganza, vengono meno limiti e freni inibitori, si diffonde nel paese la sensazione di un governo feudale alimentando i sospetti e la convinzione che conoscenze e buoni rapporti sono più determinanti per far fare le cose dei diritti e delle regole.

Solo qualche esempio tratto dalle cose in cui ci siamo imbattuti in Consiglio Comunale dove ci siamo spesso trovati a che fare con diversi provvedimenti che riguardavano le persone che facevano parte del Consiglio stesso, eravamo insomma di fronte ad  una sorta di “conflitto di interessi”. E’ chiaro che questo può capitare ogni tanto all’interno di un paese piccolo come il nostro, ma può anche essere la spia di una tendenza pericolosa e proprio per questo si dovrebbe agire sempre con il massimo della trasparenza proprio per evitare sospetti. Un caso di rilievo in tal senso è stato il ristorante e la relativa valorizzazione del terreno a monte del cimitero che hanno riguardato un consigliere della maggioranza da lunga data e imprenditore edile… Altra questione è quella dei fornitori di servizi del Comune. Un esempio? Chi realizza la rivista del Comune è lo stesso fornitore che segue le campagne elettorali di alcuni esponenti della maggioranza… Dovrebbe essere evidente che la cosa non è opportuna.

Il rispetto delle regole e la trasparenza che spesso invochiamo non sono cose astratte ma impattano direttamente sulla vita dei pievesi. Così a Priaruggia, causa lavori autorizzati con leggerezza dal Comune di Sori, si è aperto un buco che ha mandato via da casa alcune famiglie e danneggiato le loro abitazioni e se di queste cose si è parlato, è stato solo grazie a questa vostra rivista e alle interpellanze in Consiglio della lista Vivi Pieve, altrimenti tanti cittadini non avrebbero saputo niente di tutto questo!

L’attuale maggioranza certamente non si aspettava un’opposizione così attiva da parte della lista Vivi Pieve.

Vorrei che fosse chiaro che non si è trattato di un’opposizione strumentale, per partito preso. E’ vero che abbiamo sempre votato contro le delibere di bilancio, perché non condividiamo la gestione delle risorse attuata da questa maggioranza e il relativo sperpero… ma abbiamo anche votato a favore in quasi il 50% dei casi (vedi pag. 19): per esempio quando si è trattato di partecipare all’Unione dei Comuni, o al sistema allargato dei servizi sociali; ci siamo invece scagliati contro altri provvedimenti, da ultimo alla gestione dei servizi cimiteriali troppo orientata a fare cassa sulle persone che non ci sono più. Il bilancio si risana per prima cosa non buttando via i soldi, affittando  i locali vuoti, ricavando quanto dovuto dalle operazioni immobiliari!

Ma quale è stata l’utilità di presentare continue interpellanze e interventi?

Utilità per il governo attuale, relativamente poca. La maggioranza, poco abituata ad un’opposizione come la nostra, tende a chiudersi alle critiche anche se poi, magari in  modo tardivo o insufficiente, si muove nella direzione indicata come nel caso degli accantonamenti per la sentenza Sommariva o l’affittare gli immobili comunali inutilizzati. D’altronde in questo caso c’era poco da scegliere visto che il magistrato della Corte dei Conti, analizzando il bilancio del Comune di Pieve, ha realizzato un dossier con una serie di osservazioni che accoglievano gran parte dei contenuti delle nostre interpellanze e dei nostri interventi e rilevando tra l’altro che la sentenza in questione “renderebbe oltremodo difficoltosa la predisposizione di un piano di finanziamento dello stesso e potrebbe anche condurre al dissesto dell’ente”. Da parte nostra abbiamo sottolineato l’assenza di un piano di emergenza, che porti a risolvere il problema senza dar vita a dismissioni di proprietà comunali (quali l’asilo, la scuola o peggio della casa comunale) che, se fate in fretta senza un piano programmato, diventerebbero solo manna per una nuova speculazione edilizia.

Per avere un’idea dei come e perché delle nostre battaglie in Consiglio Comunale potete leggere il bilancio tracciato dal nostro capogruppo Simone Galeazzi a pag 19.

Qualcuno vi ha aiutato in questo lavoro?

Bisogna riconoscere che sia Creuze nel senso più allargato (redazione e collaboratori) sia il nostro gruppo politico di Vivi Pieve hanno lavorato molto e bene insieme. Addirittura, grazie all’esperienza accumulata ed alle informazioni raccolte, siamo diventati un esempio con cui confrontarsi anche per le minoranze degli altri Comuni. Risultato ottenuto anche grazie all’apporto di esperti, di tecnici di grande valore ed esperienza, come Paolo Arvati, come Massimo Quaini che in questo numero ha lavorato per noi e che ci affiancherà sempre più. Non dobbiamo dimenticare alcune forze politiche locali  e i tanti cittadini che ci hanno permesso di evidenziare problemi e capire le situazioni pi diverse.

Si può dire intanto cosa avete capito nel concreto?

In questi due anni non ci siamo mai rassegnati né arresi ad alcun tipo di ostruzionismo che l’amministrazione ha frapposto al nostro lavoro, e siamo arrivati anche a minacciare denunce per omissione di atti d’ufficio per ottenere i documenti richiesti (vedi l’articolo di Simone Galeazzi su Creuze n. 4 a pagina 16 per il diritto di accesso agli atti delle Pubbliche Amministrazioni).

Abbiamo quindi studiato e verificato come funziona una macchina amministrativa, abbiamo capito dove stanno gli errori, dove si può fare meglio, dove si possono creare delle alternative… e non per fare i bastian contrarî, ma proprio perché abbiamo compreso quanti errori abbia fatto questa amministrazione e le altre due giunte “fotocopia” che l’hanno preceduta, che hanno reso più poveri i cittadini e il territorio di Pieve.

Per quattro soldi sono state e continuano ad essere svendute ricchezze che sono di tutti. Non diciamo certo che tutto deve rimanere così com’è, non possiamo trasformare Pieve e i pievesi in una riserva indiana ma se si concede a qualcuno di fare i soldi che per lo meno il Comune di Pieve e i suoi cittadini abbiano la loro fetta di torta! Il che vuol dire che chi abita qui non perché ha i soldi ma perché ci è nato possa avere servizi migliori e più efficienti che gli permettano di continuare a vivere in questo luogo che per quanto bellissimo presenta anche molti problemi. Abbiamo tante necessità, ci sono tanti anziani, sempre più famiglie che hanno bisogno di servizi perché le donne lavorano. C’è una fascia di giovani che va ricondotta ad una dimensione locale. C’è una coesione territoriale da ripristinare fra Pieve Alta e Pieve Bassa (che sta sempre più perdendo la sua dimensione di paese).

Tutto questo è conseguenza di un modo di governare basato su relazioni personali, quasi fosse un feudo medievale, su strette di mano, regole ballerine e non scritte, che - ritorniamo al concetto di prima - hanno portato alla NON certezza della legge e del diritto, invitando il cittadino comune a credere che quello che ottiene spesso sia un favore mentre è un sacrosanto diritto. Si considera normale sapere poco o nulla delle decisioni dell’amministrazione. Un esempio è stato il tentativo di procedere alla revisione del piano regolatore, affidato agli stessi tecnici che lo hanno stilato e senza alcuna precisa direttiva a indirizzare il proprio lavoro: ma allora che revisione è? Solo un cambiamento nei “controllori” garantirebbe un’imparzialità del giudizio (vedere l’articolo del prof. Quaini su questo numero di Creuze a pag. 2).

Noi di Vivi Pieve siamo inoltre orgogliosi di essere riusciti a imporre anche una cosa essenziale per la vita della democrazia: l’approvazione dei verbali delle sedute del Consiglio Comunale! E’ inconcepibile che la verbalizzazione fosse riassunta dal Segretario Comunale con una sintesi a volte di sole venti righe a fronte magari di 5 ore di discussione, senza alcuna verifica da parte del Consiglio stesso. L’approvazione del verbale è un atto pubblico necessario per la verifica da parte di tutto il Consiglio Comunale e non solo della maggioranza affinché il verbale sia rappresentativo della volontà di tutta l’assemblea. Da gennaio 2006 è stato variato il regolamento e anche a Pieve si segue oggi la prassi di tutti gli enti pubblici, le associazioni e di tutte le aziende del mondo! Roba da matti che ci sia voluta una protesta da parte della minoranza per ottenere questo risultato che è già dovuto per buon senso prima ancora che per legge!

Come sono i progetti, adesso che sta per iniziare la campagna elettorale?

La base del nostro lavoro è e resta il progetto che avevamo nel 2004, rinnovato grazie alle non poche conoscenze e competenze maturate nel corso di questi anni. I nostri cardini restano gli stessi: lo sviluppo del territorio, lo sviluppo dell’economia in maniera compatibile, la trasparenza degli atti amministrativi, la partecipazione. Sempre presente anche l’idea di riuscire a rendere Pieve non il paese dormitorio delle seconde case oppure di chi ci vive ma vede che i figli se ne vanno… vogliamo riuscire a costruire un altro progetto di paese!

Certo, per far questo ci vuole una squadra forte che includa nuove competenze, già da adesso sarà il benvenuto chiunque si voglia unire in questo lavoro che da più di due anni stiamo sviluppando, grazie anche agli amici di Creuze e a tanti singoli cittadini, per rendere Pieve un paese da vivere. IL 30% dei rappresentanti della lista del 2004 ha confermato la sua prsenza: questo darà vita ad un forte rinnovamento. Sono felice che siano giunte nuove diponibilità da diversi cittadini Pievesi, e ci riteniamo a buon punto. Il progetto di un gruppo di lavoro allargato, composto da persone che vivono la quotidianità di Pieve sta producendo una nuova lista rappresentativa della comunità locale. Abbiamo lavorato duramente, ma si è instaurato intorno a noi un clima di fiducia.

Vogliamo fare un appello: qualunque cittadino, al di là delle sue idee politiche, può concretamente aiutarci nella costruzione di un progetto alternativo all’attuale gestione personalistica e paternalistica della cosa pubblica. Governare è infatti ben altro che barcamenarsi per rimanere in sella all’infinito. È ascoltare i singoli cittadini e saper dare  risposte che sappiano conciliare gli interessi individuali e quelli della collettività, è investire nelle nuove generazioni coadiuvando sia la formazione scolastica sia la famiglia nelle sue esigenze organizzative, è sostenere i concittadini socialmente ed economicamente più deboli, è rendere centrale il ruolo degli anziani, con le loro esperienze e capacità. E’, insomma, avere una visione di Pieve fatta di cittadini con diritti e esigenze che non sono solo quelle del mattone, di persone che hanno bisogno di servizi pubblici più efficienti ed adeguati ad una realtà che cambia, di una amministrazione per dialogare con la quale non si debba ricorrere ad avvocati e carte bollate, di amministratori pubblici che non si aggrappino alla loro carica come l’edera ai muri.

Chi volesse rispondere a quest’appello deve essere consapevole che occorrerà:

- Mettere in subordine i propri interessi.

Governare significa essere al servizio di tutti, anteporre l’interesse collettivo pubblico al proprio. Per essere più chiari: chi vorrà collaborare con Vivi Pieve dovrà denunciare e rendere trasparente ogni possibile conflitto di interessi ed astenersi dal partecipare alle discussioni ed alle votazioni in cui sia, a qualsiasi titolo, in conflitto, anche al di là degli stretti obblighi di legge. È questo un punto molto importante sul quale non vogliamo transigere per non seguire l’esempio datoci da alcuni membri dell’attuale maggioranza che hanno cercato in tutti i modi di non rendere esplicito il proprio conflitto di interessi.

- Assumere un ruolo attivo.

Ciò che chiederemo a consiglieri ed assessori della lista Vivi Pieve sarà di collaborare fattivamente all’amministrazione del bene comune, compatibilmente alle loro competenze e disponibilità di tempo. Insomma chiediamo un impegno che vada al di là dell’apporre il proprio nome nella lista elettorale. Ancora una volta non vogliamo imitare l’attuale maggioranza in cui la voce dei consiglieri comunali (e persino di alcuni assessori) non è mai stata udita in Consiglio Comunale! Solo un governo a cui contribuiscano tutti può migliorarsi e al tempo stesso fare crescere personalità e competenze in modo da creare una naturale successione che eviti il fossilizzarsi dei ruoli e delle cariche.

- Rimboccarsi le maniche e ritagliarsi il tempo necessario.

Queste possono sembrare a tutta prima delle indicazioni un po’ banali e invece a ben guardare sono tra le più importanti perché, deve essere chiaro che in caso di vittoria elettorale andremo a governare un Comune con una situazione finanziaria difficile, in cui l’equilibrio di bilancio viene spesso trovato tramite escamotage non ripetibili (vendita ossari di famiglia, condoni, operazioni immobiliari, ecc.) e su cui pesa la nota vicenda Sommariva per la quale su nostre ripetute insistenze si è accantonato circa 150.000 euro (che però non basteranno certo a farvi fronte).

Vorrei infine fare - erga omnes - un’esortazione: occorre un poco più di coraggio! Troppo spesso ci accade che le persone più diverse, stufe di certi andazzi, denuncino illeciti, illegalità, ecc. chiedendo però di restare anonimi o senza decidere di impegnarsi a migliorare le cose. Noi, per quanto ci riguarda, svolgiamo il nostro ruolo, quello di una forte opposizione ma non facciamo né i carabinieri né i giustizieri (in stile “Iene”). Chi pensa che per Pieve sia necessario un cambiamento dovrebbe essere disposto ad impegnarsi direttamente (anche a costo di un piccolo sacrificio) • in modo serio e costruttivo.

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