Periodico dell'Associazione memorie & progetti

 

 
Considerazioni semiserie su Pieve e dintorni - A cura della Redazione - Creuze di Pieve n. 6 Dicembre 2006 Gennaio 2007
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CHE PIZZA QUELLA PIAZZA

L’idea di partenza era buona: fare un restyling della semplice ma bella piazza di Pieve. Ma le idee erano troppe e, soprattutto, tutte belle. Si rischiava, come spesso capita in Italia, una vera e propria paralisi.

Un’opera urgente per Pieve che proprio nella festa della mimosa non sapeva dove mettere la mimosa! Un’opera pubblica di una certa importanza anche simbolica perché avrebbe in qualche modo reso evidenti le capacità gestionali dell’Amministrazione comunale. Ma la paralisi perdurava… e qui il colpo di genio tutto latino: variamo uno stile eclettico tutto nostro! Insomma ogni assessore si faccia il suo pezzo di piazza! E così fu. E’ per questo che un poco di piazza pende di là, un altro pezzo scivola di qua. Lì la facciamo rosa, laggiù grigia… e così via fino ai variegati muretti di contorno agli alberi ed oltre. Quasi un’opera rinascimentale. Peccato però che a camminarci su, con tutte quelle pendenze, faccia venire il mal di mare mentre la famosa pavimentazione antisdrucciolo si sta sdrucciolando per conto suo. Fu allora che ci si accorse che mancavano i gabinetti e si riprese a scavare. Nel frattempo i Pievesi osservano e scommettono su quale sarà il prossimo albero a seccare …

IL RISTORANTE “AL BABBO MORTO”

Tutti i pievesi, chi più chi meno, si sentono orfani di “Picco”, del bel tramonto di cui si godeva mentre si cenava… e la cessata attività è una ferita aperta nel tessuto socioeconomico di Pieve, non sanabile con il tradizionale rimedio del cemento armato (che pure ce la sta mettendo tutta). Una sorta di lutto cittadino, un problema di cui l’amministrazione si era generosamente fatta carico. Ma pensa che ti ripensa dalle teste del Comune non usciva nulla, mentre l’opposizione incominciava a straparlare di gestione del territorio, di attività turistiche ed altre belinate…

Fu durante un consiglio comunale freddo e tenebroso che venne fuori l’idea. Un’idea equilibrata, a detta dei proponenti, perché a metà strada tra innovazione e tradizione: un ristorante con vista sul cimitero! Era l’horror-restaurant! Pensateci un poco su, a quale inedita atmosfera si poteva arrivare, specialmente di notte con il tremolio dei lumini che si fondeva con quello delle lampare, insomma incrociate le dita e pensateci un poco voi e senza scadere nel macabro, per carità… altro che la pizzeria “Le Streghe” di via Donato Somma! Questa volta Pieve finisce davvero sui media di tutto il mondo! E chissà che intervista sul Decimonono! Mentre i consiglieri di minoranza sgranavano gli occhi, incapaci di comprendere tanta genialità, la maggioranza applaudiva estasiata i suoi leader per la fantasia e, diciamolo, per il coraggio. Anche il Segretario Comunale, pur nella sua notoria equidistanza istituzionale, sembrava un poco emozionato.

Ma chi avrebbe mai potuto realizzare tale capolavoro? Chi avrebbe tradotto in realtà questo sogno grandioso? All’improvviso negli occhi dei consiglieri si comparve un lampo di illuminazione. Tutti si volsero idealmente verso di Lui, verso l’unica persona che avesse i giusti requisiti: in una combinazione unica, irripetibile e imperdibile, costui era al contempo: pievese, con varie deleghe tra cui quella al Centro Storico di Pieve Alta, impresario edile e - udite, udite - proprietario proprio lassù, proprio sopra il cimitero, di quattro piccole ma preziose mura. Nonostante questa fortunata combinazione l’impresa non era facile: c’erano leggi (troppe) da rispettare, moralismi da superare, norme da modificare, ecc. ecc. Ma, grazie a una maggioranza silenziosa e compatta (che Prodi se la sogna), ce la si poteva fare. Al grido di “W la libertà” la maggioranza operosa votò l’edificazione del simpatico ristorante, votò una bella strada per arrivare proprio lì davanti, votò per la costruzione di box, votò, votò, e rivotò… Pare che al termine della seduta comunale il nostro concittadino assessore/ consigliere/costruttore fosse un poco commosso. Si dice anche che il Segretario Comunale avesse gli occhi lucidi, ma probabilmente sono solo voci di paese.

UN’IDEA PER PIEVE

Diciamoci la verità, la nostra Pieve, da più di un decennio, sta subendo un lento, strisciante ma pernicioso degrado, anche sociale e culturale, purtroppo. Superato con danni contenuti il far west affaristico degli anni Sessanta e Settanta che ha violentemente e irreversibilmente snaturato il profilo ambientale e paesaggistico delle coste liguri, Pieve si affaccia, nei primi anni Novanta conservando una decorosa situazione sociale, territoriale e abitativa. Un gioiello, per tanti versi, ma un gioiello che o metti in una teca, che imbalsami, che trasformi in un museo delle cere o che devi mettere in linea con i tempi, con le mutate esigenze e le diverse opportunità delle nostre vite. Sia chiaro, noi siamo per questa seconda opzione ma è proprio qui che risiede il fallimento di chi ci ha governato. C’era una sfida da raccogliere che non è stata raccolta perché non è stata neppure vista. C’era da ripensare Pieve ma nulla è stato pensato. Solo infiniti tapulli e anche peggio perché qualcosa, vuoi in una destinazione nel piano regolatore o uno slogan in un programma elettorale (il “circolo virtuoso” ad esempio) lasciava intendere che in fondo vi fosse una qualche idea di cosa potesse essere Pieve, invece era solo una ingannevole presa in giro, a volte anche individuale. Per carità, progettare il futuro di Pieve è un’impresa ardua, basti pensare alle tante e divergenti necessità, al quadro legislativo in cui muoversi, alle implicazioni economiche, alle consuetudini di una collettività, ecc. A questi signori, sia pur malamente se volete, avevamo indicato un possibile orizzonte e loro hanno visto solo il dito. Gli abbiamo detto “cerchiamo tutti insieme una soluzione, una strada condivisa” e loro - alla parola strada - hanno preferito capire no-box, no-strade. Peccato perché per fare un box non serve un Sindaco e per rendere funzionale una strada non serve una intera Giunta, basta un qualsiasi geometra!

LITANIA PIEVESE

(… con tante scuse a Giorgio Caproni)

Pieve bassa e Pieve alta

Che il turista a piè pari salta

Pieve gialla di mimosa

Che nessun contestare osa

Pieve di scoglio e Pieve di collina

Che il box rende più carina

Pieve ricca di grana

Che viene giù con la sua frana

Pieve alta e Pieve bassa

Che il turista oltrepassa

Continuate voi utilizzando per le rime le seguenti parole:

rumenta

fognature

strade

case

gioventù

IL CIRCOLO VIRTUOSO

E’ stato pensato e promesso nell’ultima campagna elettorale e sapete cos’è? No? Nemmeno noi. Però, ammettiamolo, suona bene. Ma più che altro suona come una tremenda presa per i fondelli: il nostro territorio è - e rimane - a forte dissesto idrogeologico; il nostro Comune è - e rimane - a rischio di dissesto finanziario; il nostro incompleto sistema fognario scarica brutalmente a mare tutte le lordure (e presto Bogliasco non ci farà più da foglia di fico), per non parlare del sistema per la raccolta dei rifiuti, del fatto che ci sono cantieri da tutte le parti ma per molti pievesi tornare a casa significa scarpinare facendo lo slalom tra buche e detriti. Insomma continuiamo a non sapere cosa sia il tanto promesso circolo virtuoso ma adesso abbiamo capito che nel migliore dei casi dev’essere una delle solite sparate elettoral-comunali. Chissà quanto ci è già costata.

UN SOGNO COSÌ

La Corte dei Conti aveva dichiarato che la situazione delle finanze di Pieve sarebbe stata quasi passabile se non fosse che la sentenza Sommariva poteva portare “al dissesto dell’Ente”! Perbacco! Altro che circolo virtuoso! Questo era un circolo vizioso e bisognava correre ai ripari!

Per fortuna una fantastica soluzione fu trovata. Una soluzione che oltretutto ha anche portato turismo e occupazione. È bastato solo costruire un bel porticciolo tra la Demola e il Fontanino. Un vero uovo di Colombo! Tutti potevano finalmente comprarsi un posto barca e tirarla in secco senza preoccuparsi delle mareggiate. Tutti potevano fare bagni di sole e di mare sulla pianeggiante e comoda diga, prendersi un drink al bar (bello, fatto con tek e oblò di bronzo) anche d’inverno col maglione al collo su una romantica chaise longue o concedersi una cenetta a lume di candela mentre gli alberi delle barche magicamente tintinnavano. Lì, magari tra un collettore fognario ed un piccolo depuratore, poteva ora sorgere un’officina di riparazioni, un piccolo cantiere navale e cosa ancora più importante, Pieve poteva finalmente diventare il punto centrale del sistema trasportistico navale che collega Pegli con Portofino! Il treno è soppresso? I bus sono in sciopero? Nessun problema per i Pievesi perché possono prendersi il vaporetto e scendere in centro, a Caricamento! Non è un progetto favoloso? E che dire della piscina olimpionica alla “piccola” e dell’impianto sciistico a S. Croce (con tanto di cannoni sparaneve)? Quanta vitalità (e palanche) circolano adesso per Pieve! Certo c’è qualche inconveniente ma anche questi fanno ora parte delle attrattive locali. Le frotte di giapponesi che andavano a vedere le eruzioni dell’Etna adesso vengono da noi a vedere i condomini costruiti al posto delle vecchie serre che scivolano giù in mare… risolvendo così il problema della erosione delle spiagge (quelli di Bogliasco non ci sono mica riusciti!).

A questo punto mi sono svegliato, dopo un attimo di disorientamento ho preso la mia decisione: mai più spuntini di mezzanotte a base di farinata fredda!

RITORNO ALLA NORMALITÀ

Ti tocca sempre stare con gli occhi aperti. Ti distrai un attimo e zac! Ecco l’abuso; Ti giri un secondo e ti aumentano i volumi di una costruzione, ti sbancano un terreno, ti fanno una variante alla variante della variante… insomma, là dove c’era l’erba ora c’è una città come cantava Celentano.

D’antro canto si sa, noi italiani siamo fatti così, ci piace fare le cose a modo nostro, senza che nessuno ci venga a rompere le scatole. Se le leggi sono troppe (e in Italia sono davvero troppe) e ti complicano la vita… basta non rispettarle e tutto è risolto!

Poi un giorno esci di casa e scopri che qualcuno è stato più furbo di te e ti ha fregato, che le leggi che ti rompevano servivano anche a tutelarti, che chi chiudeva un occhio per farti un favore ne ha chiusi due quando doveva difendere un tuo diritto…

Non sarebbe ora di dire basta a tutto questo? Cosa ne dite?

E LA NAVE VA…

C’era una volta l’Orlane, edificio bruttarello ma che dava lavoro. Lasciato da tempo al suo destino se n’è fatto proficuo utilizzo trasformandolo in condominio. E la destinazione pubblica? Se proprio non se ne può fare a meno mettiamoci una caserma, così il privato oltre i soldi degli appartamenti si metterà in tasca pure l’affitto dai Carabinieri (e già che ci siamo diamogli pure la proprietà di tutto). Non incassiamo una lira? Non creiamo posti di lavoro? Pazienza! Vuoi mettere con lo spettacolo del nuovo edificio in stile marinaro? Quando poi ci saranno i Carabinieri le sirene delle loro auto completeranno l’effetto e sembrerà proprio di essere al varo di una nave.  

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